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mercoledì 7 ottobre 2015

Il professionista, romanzo di Flavia Cantini. Nuovi stralci per incuriosirvi







Lettori, che ne dite di continuare a incuriosirvi riguardo al mio nuovo romanzo drammatico in attesa della sua edizione?

E' una buona idea? Sì?

Benissimo! Oggi, prendendo spunto da questa immagine da me realizzata ad hoc, daremo un altro sguardo al primo capitolo di questa storia drammatica, cruda, intensa ma anche forte e solidale.


"...



“Prego, si accomodi. Questo è l’ufficio del Capo. Parleremo in tutta tranquillità” disse ancora l’uomo, indicando una porta a vetri sulla destra che si affrettò ad aprire.

Saverio entrò sforzandosi di mantenere un atteggiamento calmo e sicuro e, subito, un uomo sulla cinquantina si alzò e gli diede un caloroso benvenuto con una vigorosa stretta di mano.

“La stavamo aspettando. E’ sempre un piacere incontrare giovani volenterosi con cui poter sperare di avviare una proficua collaborazione. Ma si sieda pure” continuò, indicando una poltroncina (uguale a quelle dell’ingresso) al ragazzo che stava impacciato al centro della stanza.

“Ah, benissimo. Abbiamo ricevuto la sua mail. Ci racconti un po’ di lei”
Il ragazzo sorrise e cercò di superare la timidezza focalizzandosi sui punti chiave del suo curriculum e delle sue esperienze.

“Ho venticinque anni, mi sono laureato in Architettura, ho seguito corsi di design anche al di fuori dell’ambiente accademico, ritengo di avere una buona capacità di relazionarmi con gli altri…”

I due sembravano ascoltare distrattamente e lo interruppero a metà discorso.

“Bene, bene” il Capo si accese una sigaretta e fissò Saverio negli occhi per domandargli: “Ora, come sa, noi non ci occupiamo di Design ma di altro. Come si pone di fronte all’eventualità di svolgere un lavoro diverso da ciò per cui ha studiato?”

Saverio rispose prontamente: “All’inizio io mi accontento, il periodo è davvero difficile e non vi nascondo che un lavoro mi farebbe più che comodo”

Qualsiasi lavoro? insistette il signor Daniele.

“Massimo riserbo. Silenzio. Serietà. Non una parola, che sia una, con altri. Anonimato e dissimulazione. Te la senti? Posso dirti quale sarà la tua mansione e di cosa ci occupiamo?” chiese poi, con voce tagliente.
D’improvviso, al ragazzo sembrava tutto irreale, come un sogno da cui non si riesce a destarsi. Non sapeva come comportarsi, cosa dire e temeva di essere finito in una situazione oltremodo spiacevole.

..."


Suspence... Alla prossima!





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